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Il malware si fa open source
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Non è la prima volta che accade, ma ci risiamo!
Era il lontano 2016 quando il codice sorgente del malware alla base della botnet Mirai fu sottratto agli autori e finì pubblicato sulla piattaforma github (https://github.com/jgamblin/Mirai-Source-Code). Questo è evidente portò ad una più rapida evoluzione del fenomeno: la possibilità di avere questa piattaforma software consentitì a differenti attori di produrre una propria variante del malware Mirai (Moobot, Satori, Masuta, ecc), ognuna con proprie funzionalità e caratteristiche che le rese uniche e sempre più aggressive. Il risultato: l’esplosione di milioni di infezioni.
Il terreno di cultura per queste infezioni è stato ed è il mondo IoT, ormai proverbialmente noto per essere refrattario ai più ordinari e semplici principi di sicurezza.
Medesimo destino sembra ora aver portato un'altra vecchio gloria del mondo del malware orientato all’IoT al medesimo approdo.
Correva il 2021 quando i laboratori Alien Labs della AT&T scoprivano il primo malware realizzato nel linguaggio di programmazione golang (Mirai era in C), il linguaggio di programmazione open-source di