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Negli ultimi anni il termine è divenuto sempre più protagonista della cronaca, sociale e politica.
Il problema dell’informazione è un problema antico: malafede, fini secondari, “veline”, connivenze, interessi. Tutto ha sempre minato la credibilità dell’informazione, quella “certa informazione” che non si sa mai quale sia, e che è sempre differente da “quell’altra”, quella che dovrebbe essere buona, garantita, certa. Ma come orientarsi?
Fake news è dunque un termine anglosassone per qualcosa che conosciamo da sempre, diffidiamo da sempre (con quell’istinto al complotto, alla dietrologia che un po’ stuzzica tutti) e con cui conviviamo da sempre. Se vogliamo però, fake news identifica una particolare forma di informazione drogata, quella costruita “scientificamente” con l’intento di ingannare, con l’intento di raggiungere un fine all’insaputa dei fruitori (e non semplice approvazione come nei giornali di partito che parlano “ad una parte”, accomodanti e sollecitanti).